Non serve essere un pittore per sapere che la luce che colpisce un oggetto solido ne illumina alcune parti più di altre, e che luci ed ombre sono in grado di produrre un’impressione di tridimensionalità spettacolare. Per alcuni di noi, però, apparire spettacolarmente tridimensionali è una gran bella seccatura, altro che arte: i predatori hanno occhi di lince (o di lupo, o di pesce spada). I più debolucci fra noi si sforzano di nascondersi, abbigliandosi con colori e disegni simili a quelli dello sfondo e mantenendosi immobili quando butta male – ma le differenze di chiarezza create dalla luce che ci illumina tendono a svelare che non facciamo parte della tappezzeria. La vita non è facile se si è un cerbiatto o un’acciuga.
Una soluzione niente male è quella di diventare il più piatti possibile: o temporaneamente, rannicchiandosi nel momento del pericolo, o morfologicamente e una volta per tutte, come hanno fatto le falene e le sogliole. Una soluzione di compromesso, adottata indipendentemente (a riprova della sua genialità) da specie diverse, è quella di rimanere panciuti ma cancellare il gradiente di chiarezza generato dalla luce. Come, dite? Ma certo, pitturandoci su un contro-gradiente.
Avrete notato senz’altro che tantissimi animali hanno un colore più scuro nelle zone superiori del corpo (la testa e il dorso, ad esempio) e più chiaro nelle zone inferiori (come la gola e la pancia). Le creature che sfoggiano questa mise, dunque, sono più scure nelle parti che il sole schiarisce, e più chiare nelle parti che l’ombra scurisce. Un’uniforme intelligente che, annullando le differenze di chiarezza provocate dalla luce, tende a far apparire l’animale piatto e privo di corporeità. Non proprio il mantello che rende invisibili, ma un prototipo più che decoroso. In alcuni pesci semitrasparenti la contro-ombreggiatura può estendersi perfino agli organi interni. E sì, chiudiamo in bellezza: i bruchi che vivono a pancia in su (sulla pagina inferiore delle foglie, pancia alla luce, dorso in ombra) hanno scelto il modello per mancini, per minoranze insomma – con la pancia più scura della schiena.
DOVE NEL LIBRO: Capitolo 6, Come vediamo la profondità. Scoprirete anche se i polli ci cascano o no quando, allevandoli fin dalla nascita in gabbie truccate, si cerca di far loro credere che in natura la luce del sole proviene dal basso.
ILLUSTRAZIONE: Riuscite a individuare il padre di Bambi nell’immagine a sinistra? Qualcosa mi dice di no, per cui a destra vi mostro la stessa immagine capovolta. L’assunzione che la luce provenga dall’alto è così tenace che, non appena l’immagine in cui il cervo è visibile viene capovolta, i rilievi diventano incavature, la figura si trasforma in sfondo e il cervo scompare nel nulla. Illustrazione: © Walter Wick.
RIFERIMENTO: Il primo a ipotizzare che le pance bianche degli animali abbiano la funzione di renderli meno visibili fu Abbott Thayer, un eccentrico pittore americano che si diede poi da fare, con alterni successi, per dimostrare le applicazioni pratiche delle sue intuizioni. Fra le altre cose, Thayer brevettò un metodo per mimetizzare le navi da guerra tramite lo stesso tipo di colorazione – bianco per le aree in ombra, grigio-azzurro per quelle esposte al sole.